Un interprete per amico
Se da Babele in poi qualcuno non si fosse preso la responsabilità di imparare le lingue degli altri, come faremmo oggi?
E se nessuno fosse in grado di comunicare con i turisti stranieri che vogliono godersi le bellezze del nostro paese e dell’intero pianeta, cosa succederebbe?
In Italia, l’offerta turistica è una delle poche certezze dell’economia nazionale, quindi rendere il patrimonio accessibile a tutti è senz’altro un’operazione strategica. Ma il compito dell’interprete e del traduttore non è solo questo: significa anche accogliere le persone, metterle in contatto e facilitare le relazioni.
Io sono una traduttrice e interprete e questo è l’aspetto che mi interessa e mi affascina di più. Le persone scelgono me per comunicare tra loro e aumentare le proprie conoscenze.
Per fare l'interprete servono pazienza, precisione, grande creatività e un po’ di psicologia. È una professione affascinante, ma complessa, che spesso va ben oltre il contenuto da trasferire ed entra nella sfera delle emozioni.
L’interprete e il traduttore stanno nel mezzo. Assorbono le aspettative di chi deve capire e le ansie di chi deve farsi capire.
Può capitare (e a me è capitato tante volte), che l’interprete debba gestire situazioni delicate: la lamentela di un cliente, i problemi con i dipendenti, un quadro clinico difficile. Senza averlo previsto deve cercare di diminuire la tensione, di rendere tutto il più semplice possibile. E le parole non bastano.
Nell’ambito della traduzione, di recente è stato creato il termine “trans-creation”, cioè “traduzione creativa” che rappresenta il processo non solo tecnico, ma anche creativo del lavoro di traduzione. Infatti, spesso non basta tradurre con precisione il contenuto di un testo nella lingua desiderata, ma è necessario elaborarlo in modo creativo per trasmetterne anche l’emozione.
Sia nell’interpretazione che nella traduzione, questa creatività fatta di cuore e cervello non potrà mai essere superata dalle macchine.
Ci sono software capaci di tradurre testi o audio da una lingua all’altra, come il traduttore di Google, per capirci. Risorse straordinarie, nate dalla mente dell’uomo, ma pensare che questi software, per quanto evoluti, possano sostituire un interprete in carne e ossa, è un po’ come pensare di poter disegnare con il computer i quadri di Van Gogh. Si possono copiare, sì, ma creare no.
Spiegare a una persona straniera la bellezza di una cattedrale, o assistere una persona con problemi di salute che deve comunicare con uno specialista è un’operazione che va fatta col cuore. Servono competenze professionali e una grande sensibilità.
Ma si sa, la fretta e i budget ristretti portano risultati ben diversi.
Nel mio lavoro trovo spesso esempi tragicomici che derivano dalla fiducia eccessiva in questi strumenti automatici. Ad esempio, “l’itinerario turistico dei sette colli” può trasformarsi in “the road of the seven necks” o “the road of the seven parcels”, per i diversi significati della parola “colli” (parti anatomiche, colline, pacchi).
No! Io, traduttrice e interprete, voglio che gli altri capiscano, apprezzino, utilizzino tutto ciò che gli sto raccontando, dal manuale di istruzioni della lavatrice al monumento.
Ecco perché mi ritengo fortunata, perché faccio un lavoro straordinario!
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VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Elisabetta F., studentessa del Master di I livello in "Teoria e tecniche di traduzione e interpretazione italiano / lingua dei segni italiana (LIS)" presso Università Ca' Foscari Venezia.
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